20 ago 2015

Incubo Oréal


Questo onirico ritratto a matita, rielaborazione di una pubblicità di prodotti da trucco di una nota casa produttrice francese, evoca il senso di attrazione-repulsione che la donna nutrirebbe, secondo l'interpretazione dell'autore, nei confronti dell'obbligo ad immagini stereotipate e imposte dal beauty business.

1987 - collezione privata - matita e sfumino - cm 30x25

As time goes by


La critica più vicina al Donadoni identifica questa come la sua prima opera vera e propria, o "lavoro in carta" come lo stesso  si divertiva a chiamare questo quadro citando il Blade Runner di Ridley Scott*. In effetti l'opera risale al 2002 e rappresenta la finestra vista dall'interno del soggiorno della casa al mare che la famiglia si era trovata a dover vendere. Lo stile richiama un po' il pointillisme che il MAD riprenderà alcune altre volte nelle sue creazioni. Nel contrasto oscurità interna e luminostità esterna c'è tutta la nostalgia per il presente ma anche lo sguardo proiettato in avanti del MAD, che con la definizione sfumata delle foglie di palma intuibili nel vetro di destra vuole anche ricordarci l'importanza dei particolari più fragili e meno evidenti, scostati dall'identità sempre troppo focalizzata dei punti di vista comuni e più banali. 
Di quest'opera si conosce una copia autografa dallo stesso Donadoni donata al fratello l'anno dopo la prima esposizione al forum delle opere in prima esposizione di Durhenheim.

* anche la citazione, nel titolo, del brano ripreso da Casablanca, sottolinea la datazione della competenza filmica dell'autore

2002 - Galleria Stephenson, Inveruner - elaborazione fotografica da pellicola Kodak - cm 70x50

Caio


Uno dei primi ritratti moltiplicatori alla Warhol, eseguito forse per necessità. 
Sembra infatti che Caio, il doberman soggetto dell'opera,  fosse l'amato cane del suo assicuratore di fiducia, che per una volta chiuse un occhio sui ritardi cronici dall'autore nel pagare in cambio di questo ritratto. Già nell'espressione dell'animale si colgono in nuce i tratti del diffuso senso di colpa dei soggetti che MAD tradurrà in immagini tante altre volte, quasi un senso di ripensamento rispetto all'autorizzazione ad essere ritratti.
Qui l'uso dei colori è evidentemente esasperato, probabilmente sintomo della difficoltà economica dell'autore in quella sua fase artistica, difficile da interpretare per chi non abbia approfondito la storia dell'autore, ma in ogni caso estremamente efficace

2003 - collezione privata dell'assicuratore - elaborazione grafica e collage - cm 50x70

Autoritratto giudiziario

Sfruttando un episodio di vita vissuta che lo aveva portato ad ottenere un ritratto gratuito ad opera della Polizia Federale svizzera, il Donadoni porta a termine in poco meno di 12 ore il suo primo autoritratto, in cui già si nota imperante quel riferimento alla pop art newyorkese, peraltro esplicitato nella caratteristica fascetta "Tribute to Andy Warhol" verticale apposta con tecnica di collage sull'opera fisica, che tanto imprinting creerà in quasi tutta la sua produzione artistica.
Notevole la sensibilità dell'artista nel nascondere il numero seriale di identificazione al La Farera di Lugano con la sovrapposizione della data di nascita, sia per motivi di privacy che come chiaro segno di ringraziamento ai genitori, i quali proprio in quella data -segno del destino?- lo avevano fatto nascere.

2004 - collezione privata - collage e crayon cm 50x25

Nonne e motori


In quest'opera, rielaborazione di una foto d'epoca in cui la nonna materna del Donadoni viene ripresa alla guida di un'auto d'epoca, l'artista vuole proporre a chi osserva il contrasto fra immagine antica e colore moderno, suggerendo inoltre il senso della realizzazione virtuale attraverso la finzione artistica, esplicitata dall'immagine di una signora al volante che nella realtà non ha mai avuto la patente.

2004 - collezione privata - collage e crayon cm 50x25

Ritratto di donna n.1


Sembra che questo sia stato il primo ritratto umano non autoriferito prodotto dall'artista, in cui sperimenta per la prima volta e fino in fondo la tecnica basata sul processo scatto-sviluppo-eliminazione del colore-reintegrazione del colore. Caratteristica di quest'opera, che la differenzia da tante altre, il tributo all'ispiratore Warhol inserito al centro del quadro invece che a striscia laterale.

Collezione Right Mngt - 2002 - Collage su tela - cm 10x150

Ritratto di donna n.2

Qui si può notare come la tecnica fotografica si rivalorizzi filtrata da un certo spessore cromatico, che distorce la luce dell'obiettivo quasi attaverso un divisionismo pixellato, sottolineato anche dalla permanenza della colorazione del fondo nei 4 frame. La scelta di una modella professionale famosa già nel settore della moda è una variazione sul tema delle altre opere ritrattistiche, quasi sempre dedicate a soggetti familiari o affettivamente vicini all'autore, scelti solitamente in un'ottica di  nonprofessionismo neorealista.

Galleria Jakobowky - 2007 - collage su tela e crayon - cm. 70x50

Ritratto di donna n.3


Questa è forse una delle donne più amate artisticamente dal MAD, la Signora dell'Ermellino del Da Vinci, alias Cecilia Gallerani. La ripetizione quasi ossessiva per ben sei volte di questo ritratto leonardesco sottolinea nella traslazione dei colori e delle sfumatore l'intensità dell'affezione dell'autore al soggetto, quasi a lasciare a chi osserva l'opera una scelta empatica della copia preferita fra le tante. 
Di particolare interesse il fatto che tutte le immagini "virate" in colore sono posizionate come l'originale, mentre l'unico frame ripreso nei colori originali è girato quasi a guardare con stupore le copie di se stessa trasfigurate cromaticamente. 
Sempre presente a bordo opera dell'originale, naturalmente, il richiamo-omaggio al grande maestro newyorkese.

Galleria Donadoni - 2005 - stampa su carta telata e firma a colori - cm. 60x87 - collezione privata

Ritratto di donna n.4


Influenzato da una mostra su "Roy Lichtenstein e la riproduzione tramite maschere di stampa", MAD prova a allargare la sua ottica del pop americano cimentandosi in questo ritratto quasi fumettistico, chiaramente ispirato all'autore statunitense. Qui la trasformazione grafica del soggetto rielaborato punta ad  interpretare una specie di manifesto di liberazione femminile, secondo però il  personalissimo sguardo del Donadoni e la sua altrettanto personalissima visione nell'appiattimento del colore degli sfondi e la retinatura solo di alcuni partcolari in primo piano.

Collezione privata norvegese -2010 - impressione meccanica su carta da stampa - cm. 60x40

Ceci ne sont pas des lunettes


Con questa immagine  Mad fa un altro passo avanti verso la sperimentazione e lo studio dei maestri. In omaggio al grande René Magritte, di cui ha seguito con attenzione e rispetto il percorso, propone l'elaborazione del suo ritratto in autoscatto (non c'erano ancora i selfie...) inserito in un contesto a lui molto caro: il fiume Ticino.
Riprendendo i giochi di sovrapposizione e alterazione delle prospettive del maestro belga, il fiume invece di essere riflesso dalle lenti a specchio entra nelle stesse, supera la barriera della prospettiva unica e penetra nella persona, che si fonde quasi con la natura circostante. 
Da sottolineare l'interpretazione del cappello da baseball che propone consapevolmente un modello evolutivo nel tempo e nello spazio della famosa bombetta magrittiana.

2009 - collezione privata - fotomontaggio su carta telata - cm 60x40

La colomba verde


Sempre in tema di omaggio a Magritte questa colomba verde che si sovrappone ad un paesaggio montano azzurro visibile in trasparenza è uno dei numerosi esercizi grafici che MAD ha sviluppato per una cartolina augurale da inviare ai suoi più stretti amici per la festa della mamma del 2005.

Anzio


Un altro esercizio magrittiano: l'immagine dell'anziano amico trentino passa parzialmente attaverso la cornice definendo una realtà trasfigurata, in un trompe l'oeil tridimensionale. 
E' il passato che irrompe nel presente come a ricordare l'importanza di quel che è stato nei confronti di quel che è. 
Un omaggio affettuoso in cui l'uso delle sfumature d'oro sottolinea la nobiltà del soggetto, ripreso in un contrasto con lo sfondo quasi seicentesco.

2010 - Collezione Borghesana - elaborazione da fotografia stampata su pellicola cartacea - cm 25x45

Ritratto di donna n. 5


Questo poster disegnato espressamente per un'amica romana ha una certa importanza nello sviluppo della declinazione artistica di MAD in quanto propone per la prima volta l'introduzione del tema "flèche", la freccia. Questo simbolo così importante per l'artista e che ritroveremo sempre più ossessivamente presente nella sua produzione, permette due livelli di lettura: un primo, più superficiale, tramite il quale l'autore indica qualcosa nell'opera o una successione di eventi-immagini; un secondo, meno evidente ma più profondo e forse inizialmente anche inconsapevole, in cui la freccia vive una sua dimensione autonoma, rappresentativa del movimento in quanto tale, sommessamente futuristico. Un soggetto nel soggetto dunque, discretamente in primo piano.

2009 - collezione Antonelli - poster su polipropilene - cm 140x70

The Family


In questa pagina si son volute riunire quattro opere di altrettanti periodi diversi. Il filo rosso che le collega al di là del tempo è la tipologia dei soggetti, tutti ritratti di parenti dell'autore.  Qui l'aspetto significativo corrisponde non tanto alle soluzioni grafiche e pittoriche, già sperimentate in altre occasioni, quanto nella ricerca di trattenere in sè il ricordo di momenti unici più che di tratti somatici. Come nell'esempio del ritratto  "Federico studiante", quello con quattro immagini allineate a ridursi da sinistra a destra, ripreso in un momento particolarissimo della sua vita, un pomeriggio di studio,evento quasi mai ripetutosi nei tempi successivi.
                                                                                              


                                                                                                                                                







    

    



                             





   








Olli


La figlia di un carissimo amico romano dà lo stimolo in questo caso al Donadoni per incrementare la forza del simbolismo delle freccia. Quasi in un' ottica futurista, qui accanto al valore intrinseco del ritratto come azione affettiva nei confronti del soggetto si inserisce con forza quello della geometria usata come immagine incrementale dei sensi, che sottolinea con le sue linee incerte e poco incise la vitalità della giovane. I colori sfumati e alcuni particolari ripresi a matita colorata e penarello aumentano l'effetto di non realismo dell'immagine, che si fonde a tratti con la trama retrostante.

2009 - collezione Dante Alighieri Roma - stampa su carta speciale e crayon - cn 70x50


19 ago 2015

L'avo


E' nel 2012 che la voglia di sperimentare e modificare costantemente il suo approccio artistico porta il MAD ad elaborare un modulo che lui stesso definirà "circumvoluzionistico". Proponendo una progressione temporale e di immagine passa in questa prima opera da un ritratto di sconosciuto antenato trovato a caso fra certe carte di famiglia ad un'immagine rivitalizzata,  posta in posizione centrale, attraverso i riferimenti ad una  grafica che cita esplicitamente il ritratto di Warhol a Mao Tse Thung. 
Qui la freccia continua il suo percorso lineare e temporale, sottolineando il processo evolutivo dell'immagine, grazie anche ad un nuovo elemento inserito dall'autore: le parole scritte a matita TIME IS GONE 

2012 - collezione Donadoni Gaggiola - 

sytampa su carta , collage e crayon - cm 40x60



L'Apollo Marilyn


Seconda opera circumvoluzionistica e un passo ancora più avanti di Donadoni: da una foto fatta di sua mano ad un busto romano nella villa dei Quintili sulla via Appia l'autore arriva, sempre attraverso elaborazioni grafiche sottolineate da frecce graffiate a matita e pennarello nell'originale, ad un ritratto revisionistico che declina la bellezza ambigua degli antichi grazie al trucco della Marilyn Monroe ritratta dall'inevitabile Warhol e citata con trasparenza nell'opera stessa.

2013 - collezione Quintiliana - stampa su carta speciale, crayon e pennarello da tessuto - cm 60x100

Poste Philip


Questo studio che le Poste Italiane non hanno commissionato al Donadoni per un francobollo commemorativo della sua opera riprende un po' tutti i temi dal suo inseguire il moltiplicativismo pop americano, inserendovi un chiaro spunto di funzionalismo europeo. La riproduzione dello stesso soggetto in varianti colorate qui si adatta perfettamente alla necessità di timbrare altrettante volte l'oggetto: il design al servizio della funzionalità, come sottolinato più volte giustamente da Donald A. Norman. 
Il soggetto pare essere uno dei più cari nipoti dell'artista, per identificare il quale (causa il minimalismo del ritratto compresso nello spazio di un francobollo) il titolo ha una funzione chiarificatrice delle intenzioni dell'autore.

2006 - collezione dell'autore - bozzetto in Power Point 


18 ago 2015

Picius elettrico con lampadina in bocca


Quest'opera, riconducibile al periodo 2009-2011, è un momento di forte significanza per il processo evolutivo dell'autore.  Da una parte si notano ancora chiari i segni della dipendenza dal modello consapevolmente imitativo-ripetitivo di Warhol(evidente il legame con il famoso autoritratto Camouflage Self-Portrait del 1986). 
Il soggetto è una vecchia foto del fratello scattata nel 1972 (quindi un'ante-imitazione, fenomeno di acuta attenzione verso la cultura pop americana di fatto ancora non nata), ripresa in uno studio fotografico di fortuna ricavato da un'ala della casa avita. In questo caso l'autore rielabora l'immagine dopo oltre trent'anni, inserendo anche una vampata di colore. Qui dunque si collegano compiutamente il senso del ricordo familiare, l'autoproduzione nel processo foto-quadro e l'omaggio al grande polacco-newyorkese addirittura pre produzione del modello imitato. Probabilmente omaggio ultimo, cosa che si nota anche dalla mancanza della classica fascetta di tributo (in fondo l'aveva pensata prima lui).

2011 - galleria Stephenson Inveruner - elaborazione fotografica su carta tessuto - cm 20x30

Cavaliere al semaforo


Riprendendo un particolare della famosa immagine di Durer, Mad qui gioca un piccolo esercizio di stile in cui inserisce nel linguaggio grafico dell' incisione su lastra una variazione in stile fumettaro, aggiungendo volutamente un solo tocco di colore modernizzante. 
Il senso che ne deriva dà al tutto un significato diverso da quello voluto all'origine da Durer: non è più la morte che domina il fato mostrando una clessidra per ricordare la caducità dell'uomo, ma la morte che si pone al servizio dell'uomo offrendo la prestazione del tipico lavacelata medioevale in cambio di un'offerta di pochi fiorini.

2014 - collezione Donadoni Gaggiola- 

elaborazione su carta accoppiata a polionda - cm 15x25

MAD


Questa coppia di autoritratti del 2003 (la datazione è certa grazie al tipo di taglio di barba tenuto dall'autore solo in quell'anno) rappresenta la prima anticipazione rispetto ad un periodo culturale molto importante per il Donadoni: il separatismo artistico. Le due immagini erano state prodotte come modello per un nuovo marchio di società di consulenza appena fondata dall'autore sulle ceneri della precedente P.F.I. Premiata Fabbrica di Idee. Lo spunto è quello di unire alla moltiplicazione dei colori lo spezzarsi dell'immagine, che  diventa multipla pur mantenendo la stessa organicità strutturale.
Nella copia di sinistra si sente ancora forte l'influenza del periodo pop warholiano(vedi il ritratto di Robert Mapplethorpe del 1986) mentre in quella di destra già evolve l'idea del separatismo in una forma quasi matura.

2003 - galleria privata - collage su carta fotografica

Lo specchio in frantumi


Questa è la prima vera e consapevole opera di separatismo artistico del Donadoni. Nata in un'ottica  ecologica di risparmio del materiale, l'autore raggiunge le dimensioni di un grande quadro utilizzando materiali che ne permetterebbero, se tenuti insieme, uno molto più piccolo.
La frammentazione delle due immagini riprese e rielaborate su due distinti temi cromatici permette inoltre a chi osserva l'opera di assorbire il senso dello spazio interno delle persone che di solito non viene considerato nell'atto di riprodurle. 
Il risultato del tutto è una specie di ritratto colto in uno specchio che virtualmente si rompe, fenomeno sottolineato dalla presenza ormai quasi canonica delle amate frecce che movimentano i frammenti.

2008 - collezione privata - collage e crayon - cm 70x100

La radice della carta


Qui il separatismo ormai strutturato ampiamente dal Donadoni si evolve con l'inserimento di due elementi importanti: la produzione in funzione di un ambiente (la galleria che aveva commissionato quest'opera aveva come colore dominante nelle sue sale il giallo e l'arancione) e l'inserimento di alcuni titoli giornalistici a definizione dell'opera.  Se sulla sinistra si legge una forma di titolazione abbastanza comprensibile rispetto al soggetto, i frammenti cartacei a collage posti in alto e le scritte a mano dell'artista restano ancora per la critica più credibile un  messaggio ambiguo. Di difficile interpretazione soprattutto quella "radice quadrata di carta" che potrebbe stare a significare la sintetizzazione onomatopeica della materia preferita dal MAD nella sua produzione artistica, appunto la carta da stampa.

2015 - collezione Ravanello - collage su tessuto non tessuto da tovaglia - cm 50x70

1 ago 2015

Come è nato tutto questo...


Se siete arrivati fino a qui avete il diritto di chiedervi come è nato tutto questo, e magari anche perchè. Bene, come all'inizio di una favola c'era un volta una pinacoteca di Brera che non avevo mai visitato (bu bu vergogna!!!). Così un bel gorno caldissimo di agosto decisi di mettere fine a queta lacuna insopportabile e, pagato il mio bel biglietto, ci entrai. C'erano un sacco di grandi e piccoli quadri, ovviamente, alcuni che mi piacevano altri meno. Ma in un angolo, accanto ad una crocefissione di Bramantino, in sala XV, vidi inspiegabilmente un attaccapanni neanche tanto bello, poggiato su tre dischi di metallo, a cui erano rimasti appesi un cappotto e un cappello. Siccome ero e sono di vocazione un rompicoglioni, ed eravamo pure in area di sospetto bombe, prima mi dissi che non aveva molto senso un cappotto con 37 gradi centigradi all'esterno, poi pensai che da troppo tempo avrebbe dovuto restare lì -se scordato d'inverno- senza che nessuno prima di me si facesse domande. E così chiesi alla custode della sala informazioni. Ella, inorgoglita per la mia puntuale attenzione, mi rivelò che non di dimenticanza si trattava, in effetti, ma di installazione artistica dovuta al maestro Jannis  Kounellis. A seguito di questa rivelazione sopraggiunse una studentessa dell'accademia omonima, che mi illuminò circa l'interpretazione da dare all'opera: la vicinanza con la crocefissione dovuta alla sinonimia fra attaccapanni e uomo morto secondo la Treccani ( uomo morto [particolare tipo di attaccapanni munito di spalliera per l'appoggio delle giacche, e di asse orizzontale per i pantaloni] ≈ indossatore, ometto, servo muto.); il senso del vuoto espresso dall'autore nell'abbandonare il cappotto come vita lasciata; il cappello senza più testa che sta per il pensiero liberato... e molto altro, invero, come ad esempio il senso dei dischi di piombo posti alla base, che l'autore avrebbe voluto più numerosi se la stabilità del palazzo non avesse avuto la precedenza sull'intuizione artistica.

Fu in quel momento che compresi come anche le mie opere avessero bisogno e diritto ad una traslazione dall'emozione pura al senso razionale del desiderato (e anche di più) dell'autore.

Ed ecco qui il significato di questa galleria virtuale, che a voi osservatori lascerà, spero, lo spazio per interpretare quanto di serio, magari incoscio, e quanto di ironico-umoristico-sarcastico quasi sempre conscio esista in questo spazio, del tutto consapevolmente disomogeneo.